venerdì 20 maggio 2011

Usate Facebook durante l'orario di lavoro? Rischiate l'accusa di peculato!

Si può essere colpevoli di “assenteismo virtuale“? La vicenda di cinque dipendenti del Comune di Bertinoro, in provincia di Forlì-Cesena, sembra dimostrare che è possibile. Essi, infatti, sono stati accusati di peculato e abuso d’ufficio perchè avrebbero utilizzato i pc dell’amministrazione pubblica per utilizzavare Facebook. Questi computer del Comune sono stati sequestrati e saranno esaminati dalle forze dell’ordine con lo scopo di verificare la loro attività durante l’orario d’ufficio.
Non è la prima volta che l’uso del social network sul lavoro provoca dei problemi. Era infatti già accaduto in Francia che due dipendenti venissero licenziati perchè su Facebook avevano parlato male del loro capo e anche in Italia la discussione se vietare o meno il social network sui pc aziendali è sempre aperta.

Al Comune di Bertinoro, però, sono andati oltre e hanno deciso di usare le maniere pesanti. Agenti in borghese della squadra mobile di Forlì, accompagnati dai colleghi esperti di informatica, qualche giorno fa sono andati nel municipio di questo paese nei pressi di Cesena per per acquisire i pc di cinque dipendenti comunali, che sono stati accusati di peculato e abuso d’ufficio.

Le forze dell’ordine sarebbero arrivate ai cinque indagati seguendo un’altra pista, relativa all’accusa di peculato mossa a un altro dipendente, e ora starebbero setacciando i PC per ottenere le prove necessarie a provare l’accusa.

Utilizzare il PC del lavoro per motivi personali – Facebook compreso – configurerebbe un utilizzo illecito delle risorse messe a disposizione dal datore di lavoro che può sconfinare nel peculato secondo l’articolo 314 del Codice Penale: per questo gli accusati ora rischiano tra i tre e dieci anni di reclusione.

Per difendersi, i cinque potrebbero invocare le leggi a tutela della privacy (in particolare il divieto a raccogliere informazioni sulle opinioni degli impiegati) e l’affinità tra le proprie mansioni e l’utilizzo della Rete.

Fonte:
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=14776